Sunseri Giuseppe nacque il 1 Agosto 1934 a San Giuseppe Jato, praticamente è cresciuto in piena Seconda Guerra Mondiale. Mio nonno facendo il capo cantiere di una miniera a San Giuseppe Jato  fece lavorare mio padre con se da quando aveva 10 anni , mio nonno possedeva una vecchia bici pesantissima ma funzionante, il compito di mio padre era di portare l’acqua dalla fontana del paese in montagna dagli operai, più caldo faceva e più mio padre saliva e scendeva in bici, ma era così agile e veloce che gli operai facevano le scommesse su quanto tempo impiegava, per lui non era un lavoro perché lo faceva con passione e non vedeva il sacrificio!

Riuscì con i soldi che guadagnò ad adattare la bici alla sua giovane età e la domenica per lui era una festa, si alzava presto per andare a Palermo a confrontarsi con gli altri ragazzini anche se la sua bici avesse solo il manubrio ma bastava per sognare che ne avessi una vera, tornava con il buio a casa, ma tanto felice e poi il lunedì si pedalava per andare a rifornire l’acqua, sentiva quello che faceva era sport e lo poteva portare lontano e vicino alla libertà

Una volta passo il giro d’Italia per la Sicilia è una tappa passò da Giacalone, passaggio che  mio  papà aspettò con ansia e si mise in gruppo insieme a loro, i ciclisti gli dissero “ ma tu campione sei “  chiaro che i ciclisti avevano già 2.000 km nelle gambe ma quella per lui fu motivazione pura!! Si stupì che non andassero così forte come lui immaginava che andassero.

Purtroppo iniziò la crisi economica e cominciò a mancare il cibo ragion per cui mio padre dovette emigrare nel 1952 con il fratello più grande in Brasile. Anche lì arrivato i sacrifici erano tantissimi e senza conoscere la lingua, ma mai abbandonò la passione per il ciclismo, con i risparmi riuscì a comperare la sua prima vera bici da corsa e participava a tutte le gare locali possibili di Sâo Paulo dove si faceva notare per le sue numerose vittorie.

 Il primo club ciclistico in Brasile fu la Serse Coppi perché abitava in un quartiere dove c’erano tanti Piemontesi, una bellissima domenica fu scoperto da Bruno Caloi di origine italiano e allora il più grande fabbricante di biciclette in tutta l’America Latina, nacque una simpatia e fu lo sponsor di mio Papà.

Da quel momento vincere divento una sfida personale per la fiducia che gli fu prestata infatti se il nome della marca Caloi fu così diffusa, fu grazie a mio Papà.

Con un Palmares che non finisce mai per 10 anni era il massimo del ciclismo nel Sud America, campione della capitale allora Rio de Janeiro, campione della resistenza, uno dei primi uomini a traversare le cordillera de Los Andes.

Quando gli chiedevano ma perche non hai corso in Italia  .... rispondeva sempre ho avuto l’occasione di correre per la federazione Italiana a Roma “ma ho rifiutato il contratto di porta bottiglie “.

Una cosa diceva sempre e per cui andava orgoglioso “…….sono di San Giuseppe Jato un paesino vicino Palermo”!!!!

Il Figlio Antonio Sunseri